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Nessuno dimentichi di essere stato figlio. Questo è il primo obiettivo del breve testo, e che nella sua duplice stranezza, essendo diviso volutamente in due parti l'una contraria all'altra, vuole ripercorre il rapporto che ognuno di noi, figlio, ha saputo costruire con il proprio genitore e come, per converso, i genitori sentono la responsabilità di una educazione che ogni giorno stenta a trovare il suo equilibrio. La forza di questo lavoro è arrivata da un dramma. Il gesto di un adolescente che aveva stabilito come il sorriso dovesse essere il principio attivo di ogni suo coetaneo, e che si è ritrovato a fronte di un gesto che oggi difficilmente è giudicabile, comprensibile ma soprattutto ripetibile. Ragazzi, questo libro nasce non tanto per darci delle risposte, quanto e soprattutto per porci delle domande ed attraverso queste confrontarci per cercare di migliorare i nostri rapporti con i genitori ed in generale con gli altri. Ma perché è importante migliorare i rapporti, parlare con i propri genitori? Perché essi hanno sempre e comunque più esperienza di voi ed una cosa è certa, vi amano più della loro vita e faranno tutto il possibile per aiutarvi, sempre.